Con gli accordi su Gaza cesseranno anche le aggressioni in Libano?

Il presidente del Libano AOUN, salutando i colloqui in atto per Gaza, si è augurato che cessino anche le aggressioni israeliane in Libano. E’ dal cessate il fuoco del 27 novembre 2024, infatti, che il Paese continua a subire violazioni da terra (2101), dal mare (153) e dal cielo (2651) con attacchi quotidiani che hanno provocato 280 morti e 569 feriti, l’ultimo, perpetrato da un elicottero ieri, 9 ottobre. Inoltre l’esercito israeliano tuttora occupa cinque aree del Sud Libano che ritiene strategiche.  

Intanto il Libano che, ricordiamo, non ha legami con Israele e ogni contatto è considerato reato punibile con la reclusione, ha avviato indagini interne per individuare i responsabili delle delazioni che hanno reso possibile l’operazione conosciuta come la strage dei “walkie-talkies” nel settembre 2024 che ha provocato 39 morti e moltissimi feriti e la settimana successiva quella che ha portato all’uccisione di diversi quadri di Hezbollah tra cui lo stimato capo del partito, Sayyed Hassan Nasrallah. Molti sono i sospettati di collaborazionismo con Israele e tanti sembrerebbero reclutati durante il collasso economico del Libano del 2019.

Funzionari giudiziari hanno rivelato all’Agenzia France Presse che al momento 32 persone sono state arrestate, di cui 9 già giudicati dalla corte militare e due condannati a 7 e 8 anni di lavori forzati. La corte ha appurato che oltre ad aver fornito nomi e luoghi degli incontri hanno fornito ad Israele foto di edifici, depositi di armi e marche di auto e motorini in uso da Hezbollah. Questo spiega i bombardamenti di palazzi e gli omicidi mirati avvenuti nei mesi scorsi.  

Intanto continua l’impegno del governo libanese per il disarmo delle milizie presenti nel Paese, Papa Leone annuncia il suo viaggio in Libano dal 30 novembre al 2 dicembre, il governo libanese di Nawaf Salam annuncia la nuova strategia dello sviluppo sociale: dall’assistenza all’integrazione, e il direttore generale di Beit Atfal Assumoud che abbiamo incontrato a Roma l’8 ottobre ci conferma che sotto il profilo sociale nulla interesserà i palestinesi per quali, anzi, la situazione è peggiorata ulteriormente dopo il 7 ottobre.

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