Ma che bella storia! Fase Burj al Shemali, 17 aprile

da Simonetta Lambertini

Con Luigia eccoci di nuovo in biblioteca, avevamo appuntamento con Abu Fadi per le 11 di stamattina per poter approfittare della connessione a internet e altre piccole cose da fare insieme come, per esempio, imparare la giusta pronuncia dei nomi dei bambini e ritirare la valigia con la quale abbiamo portato da beit Olga tutto il materiale di cartoleria raccolto da Vera.

Oggi non c’è gran via vai, si direbbe domenica anche qua, ma forse è solo mattina e i bambini sono a scuola.

Verso la mezza abbiamo lasciamo qui pc e pesi e accompagnate dal sempre gentilissimo Abu Fadi  passiamo dalla sede di Assomoud per salutare e vedere all’opera i ragazzi che studiano musica. Qui sì che c’è un bel movimento!

Sulle scale incontro Kawla, una sorpresa per entrambe e un abbraccio infinito. Qua, quando sui volti si aprono i sorrisi, finisci per cascarci dentro con tutte le scarpe. Con Kawla ci rivedremo, stava scappando da qualche parte, noi invece saliamo al secondo piano dove sono le aule di musica.

In quella di violino l’insegnante mostra qualcosa alla lavagna ad una folta schiera di allievi fra cui una piccolissima alta poco più dello strumento che ha in mano, ce ne andiamo in punta di piedi per non disturbare e ci affacciamo nell’aula di fronte dove in 4 o 5 si esercitano con strumenti a fiato.  Visto che non c’è ancora l’insegnante chiediamo un pezzo e due ragazze si esibiscono per noi. Non è niente male, ma si fermano prima della fine del brano per non sovrapporsi al salmodiare del muezzin.

Così saliamo al terzo piano dove a fare le prove sono i ragazzi della Guirab: cornamuse e percussioni e anche qui un piccolino con il tamburo appeso al collo che va perfettamente a tempo con i più grandi. Uno spettacolo nello spettacolo!

Dopo i saluti ad Assan, il maestro direttore del gruppo, basta dire Olga per essere subito invitate a rimanere, così ci sediamo in disparte a goderci il momento, le orecchie un po’ in affanno per i tamburi tanto vicini.

Dopo tre brani salutiamo e lasciamo lavorare in pace, seguite giù per le scale e fuori da un gruppetto di bambine curiose che ci accompagnano per un tratto di strada.

Salutate dalle bambine ma inseguite dalla musica delle cornamuse e dei tamburi arriviamo in vista della strada principale e qui rimaniamo assolutamente affascinate da tre giovani donne elegantissime che illuminano con la loro presenza questo luogo polveroso e trascurato.

Le superiamo facendo finta di nulla per non essere invadenti, ma dopo qualche passo ci guardiamo e tutte e due vogliamo la stessa cosa: sapere se una di loro è per caso la sposa dello sposo che ieri avevamo visto passare danzando, portato sulle spalle da amici e parenti con un corteo chiassoso fatto di spari e zagharid, i trilli delle donne. E’ lei!

Facciamo i nostri auguri e complimenti per gli abiti e il trucco e proseguiamo nel nostro percorso circolare per tornare in biblioteca. Strada facendo compriamo pane e zatar e piccole pizze, mi  avventuro in arabo a comprare l’acqua senza il supporto di Luigia, lasciata a fare la fila dal fornaio. Non so cosa stavo per comprare, ma alla fine torno con le due bottigliette d’acqua che volevamo.

L’attesa per il pane ci ha fatto fare le due, l’ora in cui riapre la biblioteca, così siamo tornate direttamente qui, abbiamo atteso l’arrivo di Abu Fadi in compagnia di tre bambini alti un soldo di cacio che dando pugni all’aria ci hanno fatto capire di essere allievi di Marika e grandi appassionati della kick boxing. I bambini sono la festa e la vita del campo e sono sempre con noi.

Abbiamo mangiato qua – anche questo si può fare in biblioteca – c’è stato offerto il caffè al cardamomo e poi al lavoro.

Ecco che arrivano i bambini, e arrivano i sorrisi.

Per chi volesse venire qua a goderseli do la password: Olga.

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