Arrivo a Burj al Shemali, febbraio 2015

di Olga Ambrosanio

sono arrivata in Libano nella notte tra giovedì e venerdì, quindi da soli 4 giorni dal momento in cui scrivo.  Mi ha accolto una tempesta di pioggia e neve. Si, proprio neve, inusuale per il Libano. Oltre che nevicare – a tratti – lungo il percorso dall’aeroporto quasi fino a Tyro (quindi Sud Libano) ai bordi della strada c’era neve accumulata, segno di giornate precedenti altrettanto rigide.

Nella foresteria di ULAIA fa molto freddo, non è attrezzata per un inverno così rigido perché finora l’abbiamo usata tendenzialmente in primavera, estate e primo autunno, ma se si sviluppa il passaggio di volontari anche in periodi invernali ovviamente bisognerà provvedere.

E’ incredibile vedere come la gente qui, anche se poco coperta (o coperta male) non sembra soffrire più di tanto. Guardo le donne con i loro soliti mantelli neri (sembrano uguali sia d’estate che d’inverno!) e mi chiedo cosa indosseranno mai sotto quell’abito per essere così refrattarie al freddo. Guardo i bambini, alcuni con il fondo schiena scoperto tra i jeans e le maglie di lana, insensibili al freddo. Mi viene da coprirli, ma non lo faccio.  E’ un senso materno che non deve sopraffare quello delle loro madri naturali.

I vestiti per grandi e bambini che mi hanno dato Marzia, Laura, Emanuela e Tanny (quelli di Cristina estivi li porterò con il prossimo viaggio) questa volta non resteranno qui nel campo a Burj al Shemali, ma si uniranno ad altri indumenti che andranno nella Bekaa, ad est del Libano, contornata dalle montagne, dove fa molto più freddo e le condizioni dei profughi dalla Siria sono peggiori di quanto si possa immaginare. C’è da crederlo ora che UNRWA e gli altri grandi organismi assistenziali hanno prosciugato i fondi a ciò destinati. Il gruppo scout di Burj al Shemali sta preparando una spedizione di abiti proprio in questi giorni e forse mi unirò a loro per la consegna.

Ho già visitato l’atelier dove si sta svolgendo il corso di decorazione per 31 giovani ragazze ed incontrato i soldati della cellula di cooperazione del contingente italiano dell’UNIFIL  che ha sponsorizzato il progetto. Loro hanno vigilato in nostra assenza visitando di tanto in tanto l’atelier senza preavviso per verificare il funzionamento del corso ed i progressi. E’ opinione comune che tutto sia andato a meraviglia: insegnanti e studenti hanno veramente messo tutto l’impegno che auspicavamo. La consegna dei certificati sarà per venerdì’. Vi  invierò delle foto anche di ciò che hanno realizzato affinché possiate giudicare anche voi.

Infine in questi primi 4 giorni dinamici ho partecipato al primo Forum Internazionale per la Giustizia in Palestina che si è tenuto a Beirut domenica ed oggi. Purtroppo non essendo sicura di quando sarei arrivata qui in Libano non mi ero accreditata per avere la parola e quindi non ho potuto portare ufficialmente la nostra solidarietà né quella romana in quanto non mi ero coordinata con le altre realtà locali pro-Palestina. E’ stata una bella esperienza da gestire meglio la prossima volta, sicuramente con anticipo.

Internazionale non è stato un aggettivo roboante per dare risalto al Congresso ma una realtà, in quanto erano presenti tanti Paesi, Palestina in testa con inviati da Ramallah, Giordania, Tunisia, Marocco, Iran, Egitto, Canada, Francia, USA, Olanda, Belgio, Spagna, Grecia con un esponente di Syriza,  ecc., impossibile citarli tutti. Una mattinata di interventi non più lunghi di 3 minuti, un pomeriggio suddiviso in 3 workshop, uno sul razzismo sionista e le modalità per combattere l’apartheid, l’altro sui crimini di guerra e contro l’umanità e le modalità per perseguire gli attuatori, e l’altro ancora sui crimini degli assassinii sionisti precedenti la costituzione di Israele e proseguiti tuttora. Questa mattina le conclusioni e le proposte.  Tra i relatori: avvocati, esponenti di tutti i partiti palestinesi in Palestina e pro-Palestina in Libano incluso Hezbollah,  giornalisti, attivisti.

Inutile dire che gli interventi rispecchiavano un po’ le posizioni di tutte le correnti, ma forte è venuto l’appello all’unità del popolo palestinese, alla resistenza come unica lingua che il popolo palestinese può parlare, al Boicottaggio, alla solidarietà internazionale, alla richiesta – soprattutto in Occidente – di parlare di Palestina, alla proposta di istituire la “Giornata per la Giustizia in Palestina” da caratterizzare con le ulteriori edizioni del Forum.

Due giornate in cui non ho mai sentito parlare di Israele o di Israeliani, ma solo di sionismo e di sionisti, cosa che sarebbe auspicabile anche nei nostri incontri pubblici e nei nostri scritti per combattere la disinformazione e la confusione imperante tra coloro che sono meno addentrati nella situazione palestinese.

E per finire senza essere prolissa,  mi piace almeno riportare l’affermazione fatta da un oratore: “Combattiamo contro due terrorismi, quello sionista e quello dello stato islamico”, nella convinzione che il sionismo abbia le sue relazioni con il nuovo attore comparso sullo scenario medio orientale.

Con un appuntamento per i prossimi giorni, un caro saluto a tutti da Burj al Shemali Camp.

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