Che aria tira?

Che aria tira?

E’ la domanda più frequente che trovo sulla mia posta o negli sms.

Fino a qualche giorno fa avrei risposto, senza esitare, che qui a Tyro, nel Sud del Libano, tutto appariva  “normale”, virgolettato perché si parla, ovviamente, di una normalità tutta libanese. Alcuni articoli di  quotidiani lasciavano un po’ perplessi,  cercavo di parlarne con le persone con le quali interagisco per carpire dalle loro espressioni segnali di preoccupazione o di normalità al di là delle parole, ma ciò che raccoglievo erano frasi del tipo: “Questo è il Libano”, “Qui non è sicuro nemmeno un bambino”, affermazioni alle quali seguivano sorrisi non incoscienti, ma impotenti.

Eppure le notizie che si susseguivano sui giornali a me sembravano degne di attenzione: “Ritrovate 25 auto truccate dislocate in diversi garage di Beirut. L’ipotesi è che sarebbero servite per attentati suicidi a Beirut e nelle città cristiane”, oppure “Scontri tra gruppi di diverse fazioni a Chatila con 2 morti e 5 feriti” o ancora: “Calma tornata nel campo di  in Ain el Héloué dopo il tentato  assassinio di un membro di Fateh” . E se i disordini ad Ai nel Héloué sono scoppiati, secondo fonti palestinesi, perché il malcapitato cercava di impedire che fosse issata nel campo una bandiera di DAECH, questo si che mi sembrava preoccupante!  Si comincia dalla bandiera e poi magari ci si trova nel campo i seguaci di questi estremisti che vorrebbero il califfato in Iraq e che non fanno mistero dell’intenzione di volerlo estendere  anche in Siria e Libano.  Bene fanno  i palestinesi dei campi ad impedire queste esternazioni!

E Gaza? Cosa si dice e si fa per Gaza? I Facebook – che qui sembrano appartenere ai dati anagrafici di ognuno – sono pieni di immagini e commenti su ciò che accade a Gaza, La gente  sicuramente è indignata e soffre immedesimandosi nella tragedia,  ma non una manifestazione organizzata nei campi e tantomeno fuori.  La società libanese e quella palestinese devono fare ancora molto sulla strada della reciproca accettazione.

E mentre rifletto sull’assenza di manifestazioni di solidarietà per la popolazione di Gaza, i primi missili dal Sud del Libano vanno verso Israele. Nessuno gli da peso. “Non è l’artiglieria degli Hezbollah” – si sente dire.  “Sono estremisti fanatici pagati da chi sa chi che non fanno paura a nessuno”. D’accordo, ma anche  se si tratta di missili leggeri , con questo  gesto l’unico risultato che ottengono potrebbe essere quello di provocare  la reazione spropositata di Israele…

E infatti l’altro ieri, dopo alcuni razzi partiti di nuovo dal Sud Libano dei quali solo orecchie esperte ne percepivano il rumore,  è arrivata l’aviazione israeliana. Nel cielo, ad ogni azione comparivano palle rosso fuoco infuocate a poca distanza l’una dall’altra, tutte allineate, ne ho contate  9 – 10 sulla stessa linea. La gente mi spiegava  che quelle erano luci che servivano ad illuminare il bersaglio e che poi al di sopra sarebbero state sganciate le bombe. E infatti, dopo poco ecco il boato. Ne abbiamo sentiti diversi mentre arrivavano le prime notizie dal campo di Rashidieh, colpito nella parte Sud  (una zona dove non ci sarebbero stati danni).  Lo scenario si è ripetuto diverse volte mentre grandi nuvole di fumo bianco si formavano nel cielo e si muovevano spinte dal vento, dal mare verso l’interno.

Il giorno dopo, come avevano predetto i miei vicini, tutto è sembrato un brutto sogno per noi occidentali non avvezzi a queste scene, mentre per loro, abituati, la novità eravamo stati noi con le nostre domande da bambini curiosi.

Penso a Gaza, a quanti hanno potuto manifestare, anche se nell’indifferenza del mondo, e mi domando: perché l’Autorità Palestinese, ora che può farlo, non si appella alla Corte Criminale Internazionale per porre fine all’impunità dei leader israeliani, affinché siano condannati per crimini di guerra per le continue violazioni della legge Internazionale e dei diritti umani del Popolo Palestinese?

Olga da Burj al Shemali

17 luglio

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