Ellen Siegel era a Sabra e Chatila quel settembre 2012

 Ai soldati dell’ IDF1 che erano a Sabra and Shatila, di Ellen Siegel

Settembre 2012 segna il 30th anniversario del massacro nei campi profughi di Sabra e Shatila a  Beirut. Nel 1982, il primo giorno del Rosh Hashanah2 coincise con le ore finali di quel terribile evento. Quest’anno, il primo giorno del Capodanno ebraico, il 16 Settembre, corrisponde alle  ore in cui iniziarono le uccisioni.

Vi ho incontrato nel 1982. Lavoravo come nurse nell’ospedale di Sabra.  Arrivai dopo l’invasione israeliana del Libano. Poco dopo Israele vietò l’ingresso di cibo, acqua, e medicine vitali nella città assediata. Ero lì come personale umanitario. Moralmente non potevo stare a guardare in silenzio mentre la distruzione della città, le uccisioni e le mutilazioni del suo popolo avvenivano.

Dopo l’assassinio del neo eletto presidente del Libano a metà Settembre, si scatenò l’inferno. Sembrava che i piani di Israele avessero rotto la barriera del suono sui campi, sentivo il fuoco continuo dell’artiglieria pesante, rimanendo lontana dalle finestre frantumate.

.Per quasi 48 ore, dal 16 al 18 Settembre, mi dedicai a salvare le vite di coloro che venivano portati in ospedale. Molti avevano ferrite gravi per essere stati colpiti a distanza ravvicinata. Badai a centinaia di rifugiati terrificati che cercavano salvezza nell’ospedale. Cercavo di comprendere i gesti di gola tagliata che le donne facevano. Guardavo dall’ultimo piano dell’ospedale i fari sparati in aria. I fari illuminavano l’area del campo; il fuoco dei fucili automatici seguiva a ciascuna illuminazione. .

Il primo giorno dell’anno 5743 segnò l’arrivo dei Falangisti – voi che eravate lì, ricordate la milizia estremista – di fronte all’ospedale. Essi ordinarono al personale sanitario internazionale di radunarsi.  Ci condussero  giù per la strada principale dei campi: dopo i corpi dei morti, dopo il bulldozer segnato con una lettera ebraica che spostava il terreno su una vasta area dove prima c’erano case. Molti militari usavano walkie-talkies.  Ad un certo punto, I soldati ci allinearono contro un muro crivellato da pallottole e ci puntarono i fucili. Dopo alcuni minuti, misero giù i fucili e ci portarono fuori dal campo.

Ci condussero su per una strada fino ad un edificio abbandonato dalle Nazioni Unite. Nel cortile vedemmo parti di divise IDF, razioni militari di scarto, e recenti edizioni del quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth. Dopo averci interrogato, ci fecero attraversare la strada fino al comando delle Forze di Difesa Israeliane. Esso era situato in un edifico di cinque piani con una vista che spaziava sui campi. Vedemmo soldati guardare giù con I binocoli. Fu lì che io e voi ci incontrammo per la prima volta.

Alcuni di voi avevano il kippot3and tallitot 4 e leggevano da libri di preghiere. Era mezzogiorno, forse recitavate l’Amidah 5che consiste in tante preghiere incluso una per la pace, la bontà, le benedizioni, la gentilezza e la compassione.  Uno di voi mi offrì un pezzo di dolce con miele accuratamente spalmato – può darsi che tua madre te lo aveva dato per tenerlo con te durante il servizio militare. Non ho mai dimenticato questo gesto.

Per tradizione, noi cominciamo l’Anno Nuovo mangiando qualcosa di dolce – generalmente dolce al miele – per simboleggiare le nostre speranze per un dolce anno. Ma se penso al passato, ormai la celebrazione del Capodanno Ebraico mi provoca dolore. Penso alle migliaia di innocenti che sono stati sepolti nelle fosse comuni.

Uno di voi disse “Oggi é il mio Natale”. So cosa volevi dire. Per noi, questo giorno comincia con 10 giorni  di introspezione e pentimento quando il Libro della Vita è aperto e il nostro destino per il prossimo anno è sigillato.

In Settembre ritonerò a Beirut, come faccio ogni anno, per ricordare, commemorare, visitare la fossa comune insieme ai sopravvissuti, per stare accanto a coloro che hanno perduto i propri cari e per fare testimonianza.

Mi chiedo cosa è accaduto a voi in questi 30 anni. So che Emil Grunzweig, un attivista di Peace Now, è stato ucciso nel Febbraio 1983, durante una dimostrazione – una delle più imponenti nella storia di Israele – per chiedere che il Primo Ministro Begin adottasse la raccomandazione della Commissione Kahan che investigava sul massacro. Lt. Avi Grabovsky aveva testimoniato prima alla Commissione. Ari Folman aveva fatto un video: Waltz with Bashir.

Cosa ne é di voi? Molti di voi hanno bambini, può darsi grandi. Vivete in case confortevoli, sentite un senso di salvezza e di sicurezza nelle vostre case e nei vostri quartieri? Siete ben nutriti? Avete ricevuto una educazione appropriata, guadagnato una vita decente, avete accesso alle cure mediche, ai viaggi? Amate la vostra vita? Cosa trasmetterete alla prossima generazione?

Lasciate che vi racconti quale vita per I Palestinesi. Vivono ancora a Sabra and Shatila. Più di  9,000 rifugiati in un Kilometro quadrato. Molte abitazioni sono sovraffollate, umide e poco ventilate, alcune hanno tetti in lamiera. Fogne a cielo aperto scorrono nei campi. La popolazione è vulnerabile ed è esposta alle ostilità tra varie fazioni politiche. Ai rifugiati è vietato il diritto di lavorare in molti mestieri. Impoveriti, essi dipendono dall’ UNRWA per i servizi sanitari basici e l’educazione. Nutrizione inadeguata, malattie croniche e scarsa salute sono comuni. I bambini sono privati di una buona educazione. Molti rifugiati non sono mai usciti dai campi! Sono nati quelli di terza e quarta generazione, crescendo e morendo in questi campi.  Questo è triste e spaventoso. Il futuro riserva poca speranza per un miglioramento nella loro vita.

So che non avete colpa per il modo in cui i rifugiati Palestinesi vivono oggi, solo chiedo che prendiate un breve momento durante uno dei vostri giorni più sacri per ricordare. Penso sia a Voi che ai rifugiati Palestinesi in questo periodo e auguro un futuro migliore per tutti noi.

Ai soldati, quello del dolce al miele, quello che mi disse che era il suo Natale, ed agli altri,  L’Shana Tovah  5773 – Per un buon anno.

Ellen Siegel

(traduzione dall’inglese a cura di ULAIA)


Foto di Alessio Romenzi

Foto di Alessio Romenzi

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