Conferenza al Senato “Global Sumud Flotilla”- Resistenza per Gaza

Una breve sintesi a cura di ULAIA/Olga Ambrosanio della conferenza “Global Sumud Flotilla”del 3 settembre 2025 tenutasi al Senato su iniziativa della senatrice 5Stelle Alessandra Maiorino. La versione integrale a questo link
La conferenza ha dato voce alla politica, all’attivismo, al giornalismo, ma anche alle religioni, oltre al collegamento con Toni Piccirillo da una delle barche della Flotilla (min. 50:17).
Stefano Rebora dell’Associazione Music for Peace (min. 39:13) che a Genova ha raccolto 300 tonn di cibo in 5 giorni ci ha condotto in un ragionamento matematico molto semplice: il calcolo di quante possono essere state le persone che hanno fatto raggiungere una quantità simile. Sapendo che 1 tonnellata è 1.000 Kg e fissando una media di Kg a testa, il conto ci da dei numeri eccezionali di persone coinvolte. Ma, matematica a parte, il senso del suo intervento ha inteso esaltare il gesto partito dal basso, da buona parte delle 50.000 persone che abbiamo visto sfilare nelle vie di Genova. La conclusione: “Il pueblo unido Jamas sera vencido, non è una canzone da fischiettare, ma un comportamento da attuare”.
Un pizzico di ottimismo arriva dalla portavoce della Flotilla italiana Maria Elena Delia (min. 7:50) quando ricorda le due piccole imbarcazioni, la Dignity e la Free Gaza con 41 attivisti a bordo, che nell’agosto 2008 riuscirono a forzare il blocco e ad arrivare a Gaza consegnando gli aiuti alla popolazione. Allora Vittorio Arrigoni scrisse sul suo blog “La storia siamo noi!”.
Andare indietro al 2008, però, ci fa considerare che questa volta tutto è più grande, la tragedia, la sfida, e la Flotilla anche! E noi siamo tanti di più. Manifestazioni oceaniche nel mondo, la società civile si è saldata con i portuali – che hanno minacciato di non caricare più nemmeno uno spillo diretto verso Israele se perdono i contatti con le barche anche solo per 20 minuti – con gli studenti universitari che reclamano dai loro rettori segnali concreti per scindere i progetti di ricerca e collaborazione con Israele, i “dual use” tanto cari alle industrie delle armi e ai governi che impiegano soldi pubblici nello sviluppo di progetti dove l’uso civile aiuta a camuffare l’uso militare.
Delia dice che “l’attivismo può fare molto, ma ha bisogno della politica” e quindi un grazie ai 5stelle, AVS e il PD – tutti presenti in sala e sulle barche con propri esponenti – per stanare il Governo dall’inerzia in cui si è barricato rispetto a questa iniziativa pacifica e alle azioni che veramente fermerebbero la mano del governo omicida. Già nel pomeriggio di ieri è stata presentata l’interrogazione parlamentare per inchiodare il Governo al suo dovere di protezione degli italiani imbarcati nella missione umanitaria. Sappiamo che le opposizioni, anche se unite, non hanno i numeri e dunque assume ancora più importanza la nostra presenza ai presidi per la Flotilla, oltre che per l’incolumità dei partecipanti, anche per dare forza alle opposizioni che stanno conducendo la partita nelle sedi istituzionali.
Conte (min. 55:45) ripete anche qui ciò che il suo partito ha chiesto ripetutamente nelle sedi istituzionali in Italia e in Europa, il totale embargo delle armi (giorni fa i portuali di Ravenna hanno bloccato un carico di componenti diretto a Israele), le sanzioni, la sospensione del Memorandum d’intesa Italia-Israele, il riconoscimento della Palestina che, “anche se simbolico, in questo momento assume un alto valore morale”, e ora la protezione diplomatica ai partecipanti alla Flotilla come ha già fatto la Spagna. Accusa la Meloni di essersi astenuta dall’approvare ben tre risoluzioni che avrebbero dato un chiaro segnale a Israele di essere su una strada sbagliata. Oltre alla pressione politica Conte annuncia l’esito positivo della votazione degli iscritti per devolvere il contributo di un milione di euro dal fondo dei versamenti dei parlamentari all’associazione Music for peace. La Boldrini (PD) ricorda l’impegno dell’associazionismo e di Assopace Palestina che ha organizzato la visita di diversi parlamentari a Rafah, chiede maggiore impegno per il boicottare, disinvestire, informarsi e contro-informarsi, e annuncia l’interrogazione parlamentare fatta perché sia garantita la massima protezione alla luce delle minacciose dichiarazioni del ministro israeliano di trattare gli attivisti al pari dei terroristi (min. 31:32). Non manca AVS con la battagliera Scuderi (min. 25:47) e in chiusura Stefania Ascari (5S), fondatrice del gruppo interparlamentare per la Palestina, oggetto di minacce nemmeno più tanto velate (ora 1:32).
La ritrovata voce dei giornalisti è affidata agli indipendenti (Barbara Schiavulli) e alla segretaria del sindacato unitario dei giornalisti italiani (FNSI) Alessandra Costante che sembra ricordare la presenza al loro interno di giornalisti di ogni credo politico quasi a giustificare le accuse che sono state rivolte alla categoria per il lungo silenzio, le omissioni e le parzialità su Gaza. Fabrizio Cassinelli, moderatore della conferenza (ora 1:06) parla di un debito verso i giornalisti di Gaza per averli sottovalutati, forse discriminati, e bolla le accuse che vengono loro rivolte di essere di parte (come si fa a non esserlo sotto le bombe!), con con la provocazione “se loro sono di parte, allora facciano entrare i giornalisti occidentali!”.
Infine la presenza e le dichiarazioni dei relatori delle tre religioni ci fa comprendere quanto si stia unendo anche il mondo ecclesiastico, ma sarà Yassine Lafram, (ora 1:11) Presidente dell’UCOII – Unione delle Comunità Islamiche d’Italia che oggi conta circa 3 milioni di fedeli, l’unico leader di una comunità religiosa a prendere parte anche fisicamente a questa missione. Nel suo intervento richiama Giorgio La Pira, convinto assertore che le città talvolta fanno quello che non fa la politica, “perché se la raccolta cibo di Genova l’avesse indetta la politica, qualunque essa sia, forse non sarebbero arrivate 300 tonnellate”. Notevole è la considerazione sulla strumentalizzazione della religione che ci regala nel suo intervento. Anch’essa cammina su due binari. Quella alla base dell’ideologia dell’Isis ha fatto insorgere tutti gli Stati, mentre le menzioni bibliche e messianiche del primo Ministro israeliano, i suoi esponenti del governo e i coloni, lasciano indifferenti la maggior parte degli Stati.
Parole forti sono arrivate anche dall’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice che senza mezzi termini, pur salvando la totalità dei cittadini di Israele e addossando tutta la responsabilità alla destra della politica israeliana, la incolpa di aver “trasformato la reazione all’attentato del 7 ottobre in un progetto dichiarato di genocidio e di deportazione della popolazione palestinese, con il fine ultimo la fine di ogni possibilità dello Stato palestinese ”. L’arcivescovo riconosce la Global Sumud Flottilla l’univa via umana e evangelica per contrastare la guerra in maniera non violenta, con l’interposizione tra i belligeranti. Infine attribuisce anche un altro merito alla Flotilla, quello di essere “segno di amicizia verso tutti i fratelli e le sorelle ebrei, contro il suicidio voluto dal loro governo e la volontà di rendere il futuro di Israele un deserto di odio e di violenza”
La presenza della religione ebraica è stata rappresentata, invece, dalla Piperno, del Laboratorio ebraico antirazzista, che nel suo brevissimo intervento comunica la loro presenza alla manifestazione di Roma di domenica 7 settembre, ma non profferisce parola contro la condotta del governo israeliano.
ANDARE IN PIAZZA E’ COME ESSERE ANCHE NOI SU QUELLE BARCHE.
ANDARE IN PIAZZA VUOL DIRE DARE FORZA ALLE OPPOSIZIONI NELLE SEDI ISTITUZIONALI
ANDARE IN PIAZZA VUOL DIRE SALDARE LE VARIE REALTA’ PACIFISTE DELLA SOCIETA’