Iniziato il disarmo dei campi palestinesi in Libano

Il 21 agosto 2025 sono iniziate le prime consegne di armi dai campi palestinesi all’esercito libanese. Il trasferimento è cominciato dal campo di Burj al-Barajneh, a Beirut.

Pochi giorni dopo, il 28 agosto, sette camion carichi di armi leggere e razzi B7 hanno lasciato i campi di Rashidieh, Al-Buss e Burj Al-Shemali, nella città meridionale di Tiro. Il materiale è stato trasferito al Secondo Reggimento di Intervento dell’esercito libanese.

Questa operazione è il risultato dell’accordo tra il Governo libanese e l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), raggiunto durante la visita a Beirut di Abu Mazen lo scorso maggio. Un accordo che, apparentemente, non prevede contropartite per l’ANP.
👉 Per un approfondimento potete rileggere il nostro post: Abu Mazen in Libano per disarmare i campi profughi palestinesi”, con l’articolo di Michele Giorgio (Il Manifesto) e le riflessioni di Kassem Aina (Assumoud).

Il piano di disarmo del 2025 è una manovra geopolitica complessa, con profonde implicazioni storiche, sociali e regionali
📌 Ne scrive l’Istituto Analisi Relazioni Internazionali (IARI).

Fin dalla creazione dei campi, infatti, lo Stato libanese non ne ha mai esercitato il controllo diretto: la sicurezza interna era prerogativa delle diverse fazioni palestinesi (Fatah, Hamas, FPLP, Hezbollah, Jihad Islamico, ecc.).

Il disarmo tocca quindi un equilibrio delicatissimo: tra pressioni internazionali, esigenze di sicurezza nazionale e il consenso delle stesse fazioni palestinesi. Gli sviluppi restano incerti e potenzialmente imprevedibili.

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