Repressioni in Italia contro le espressioni di appoggio alla Palestina. Tocca ad un ragazzo del campo di Beddawi (Libano)
Ahmad Salem, 24 anni, palestinese del campo di Beddawi (Nord Libano), è da sei mesi in carcere per essersi espresso, come abbiamo fatto tanti di noi, in appoggio alla Palestina, contro il genocidio e legittimando la lotta del popolo palestinese. Un ennesimo episodio che ci fa toccare con mano il grado di repressione a cui il nostro Paese è arrivato.
Ahmad raggiunge l’Italia e presenta richiesta di asilo politico a Campobasso. Convocato per l’audizione gli viene chiesto un ulteriore documento (sembra il tesserino di riconoscimento rilasciato da UNRWA, che non è un documento obbligatorio, ma facilita l’identificazione) e mentre lo cerca sul cellulare gli viene sequestrato il telefonino nel quale si trovano video e messaggi che portano alla sua incriminazione per istigazione a delinquere (art 414) e auto addestramento con finalità di terrorismo (art 270 quinquies, noto come “terrorismo della parola” introdotto ad aprile con il “DL Sicurezza”).
Non siamo in grado di riferire se il sequestro sia avvenuto sulla base di un ordine di perquisizione informatica, giacché la polizia può chiedere di visionare il telefono ma l’accesso ai dati deve essere regolarmente autorizzato. Quanto all’impianto accusatorio esso sembra basarsi su frasi decontestualizzate estratte da un video pubblicato online e su video che per mesi sono circolati su canali e mezzi d’informazione tra cui Rai News, La Repubblica, La Stampa e altre.
I suoi legali hanno presentato ricorso in Cassazione e hanno sollevato la questione di costituzionalità dell’articolo 270 quinquies
Ahmad si trova da oltre sei mesi in carcere, in regime di alta sicurezza, a Corigliano Calabro, in attesa di giudizio.
Ne scrivono: OSSERVATORIO REPRESSIONE – ECODELLOJONIO – CONTROPIANO



