Jeffrey Sachs al Governo israeliano. “La vostra posizione estremista è sostenuta solo dagli USA”

Da ebreo cittadino degli Stati Uniti, Jeffrey Sachs non resta in silenzio di fronte al discorso del Ministro degli esteri israeliano al Consiglio di sicurezza dell’ONU del 5 agosto 2025, pieno di “dimenticanze e falsità”; le smonta una ad una affidando le sue riflessioni all’articolo pubblicato da Common Dreams che abbiamo letto nella traduzione de Il Fatto quotidiano pubblicata l’11 agosto 2025.
L’economista e saggista rifiuta, insieme a milioni di ebrei che vivono al di fuori di Israele, l’affermazione “Israele è lo Stato sovrano del popolo ebraico” perché equipara la religione alla nazionalità. Definisce tale affermazione “il costrutto sionista in contrasto con 2000 anni di fede e di vita ebraica” e per avvalorarla ricorre ai grandi saggi rabbinici del Talmud babilonese che “proibirono esplicitamente il ritorno di massa del popolo ebraico a Gerusalemme intimando loro di vivere nelle terre di origine (Ketubot 111a). Purtroppo i sionisti intrapresero massicce campagne tra cui sussidi finanziari e tattiche intimidatorie per indurre le comunità ebraiche ad abbandonare le proprie terre di origine, le proprie lingue e le proprie culture locali e per attirarle in Israele.”
J. Sachs riporta delle verità storiche dimenticate che vale la pena di diffondere al grande pubblico circa la dichiarazione del Governo Britannico voluta dai sionisti, nota come la dichiarazione Balfour del 1917: “E’ ironico – scrive – che l’unico ebreo del Gabinetto britannico, Sir Edwin Montagu, si oppose strenuamente alla dichiarazione affermando di essere un cittadino britannico ebreo e non membro di una nazione ebraica”. Le testuali parole di Sir Montagu consegnate alla storia: “Affermo che non esiste una nazione ebraica. I membri della mia famiglia, ad esempio, che vivono in questo Paese da generazioni non hanno alcun tipo di comunanze di vedute o di desideri con alcuna famiglia ebraica in qualsiasi altro Paese al di là del fatto che professano la stessa religione”. Inoltre Sachs evidenzia quanto il sionismo abbia disatteso la stessa Dichiarazione Balfour anche per l’affermazione, chiara e inequivocabile in essa contenuta, che “nulla sarà fatto che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina”.
Nel prosieguo dell’articolo l’economista denuncia tutte le modalità – ai nostri lettori ben note – che Israele attua per raggiungere ciò che è già nello Statuto fondativo del 1977 del Likud (partito di destra israeliano) “…tra il Mar Rosso e il Giordano ci sarà solo la sovranità israeliana” e ricorda che 170 Stati membri delle Nazioni Unite hanno votato a sostegno del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione con solo sei contrari (Argentina, Israele, Micronesia, Nauru, Paraguay, Stati Uniti) e i Paesi islamici hanno subordinato la normalizzazione delle relazioni con Israele al rispetto del diritto internazionale e della decenza. E’ sempre più chiaro, invece, che Israele rimane aggrappato al Governo degli USA che, nonostante la disapprovazione del 60 % dell’opinione pubblica americana, è spinto dalla potente lobby dei protestanti evangelici cristiani.
La conclusione di queste riflessioni qui sintetizzate è che la minaccia alla sopravvivenza di Israele non sono i Paesi arabi, i palestinesi o l’Iran, ma le politiche del governo estremista israeliano e la disapprovazione mondiale verso Israele da parte di ebrei e non ebrei è contro le azioni del governo israeliano non contro gli ebrei.