Wavel. Bekaa. Da caserma a … campo profughi!

Il campo di Wavel è uno dei campi che non avevo ancora visitato. Si trova nella Bekaa, a Nord est di Beirut.

Quante volte mi sono chiesta quale sistemazione avessero trovato i profughi del ’48 nella vecchia caserma francese! La risposta la trovo ora, oltre in ciò che vedo, nelle parole di Aziza, la responsabile del centro Assomoud che mi accompagna. Mostrandomi quelle che erano prima le stalle per i cavalli, si lascia andare ad un amaro commento: “Qui dove abitava un cavallo – mi dice – ora abitano almeno 10 palestinesi! Ci trattano 10 volte peggio di un cavallo francese!”.

Proseguendo poi nell’ala che accoglieva le stanze dei militari ora adibite a case – senza finestre –  apprendo che fino a pochi anni esisteva solo il bagno in comune, e che l’UNRWA, l’organismo dell’ONU deputato all’assistenza dei profughi palestinesi, solo 6 anni fa è riuscito finalmente a costruire i bagni per ogni abitazione, ma all’esterno, di fronte all’uscio di casa.

Ora il piccolo campo conta solo 3.000 palestinesi, in maggior parte donne e bambini. La solita storia: qui non c’è lavoro per i palestinesi. Uomini e giovani sono tutti emigrati verso la Germania e la Danimarca e senza giovani mancano i volontari per Assumoud, un centro che sopporta anche ingenti spese di riscaldamento per gli inverni lunghi e rigidi della Bekaa. Poche dunque le attività: senza i kindergarten, dal momento che i due asili del Campo sono sufficienti per i bambini di Wavel, Beit Atfal Assumoud offre corsi di recupero scolastico e  corsi per computer, corsi di cucito e ricamo per le donne e, inaspettatamente, corsi di cucina palestinese per le nuove generazioni!

Esplorati i dintorni della valle della Bekaa, ricchi di storia e di natura, ULAIA potrebbe anche proporre una settimana di permanenza a Baalbeck, tra turismo e gastronomia a Wavel, in uno scambio di tradizioni culinarie con il meraviglioso popolo palestinese.

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